Nella fase attuale il negazionismo climatico … non contesta più la scienza, ma cerca piuttosto di sostenere un approccio alla questione del clima che pretende di presentarsi come razionale. A quelli che in passato venivano etichettati come “catastrofisti climatici” si attribuisce una visione anti-industriale, antitecnologica, addirittura luddista. L’ambientalismo, in quanto tale, viene così schiacciato sulle posizioni della “decrescita felice”. Anche questo, in verità, è un genere di retorica non nuovo né originale, funzionale alla costruzione di un avversario di comodo. Chi lo abbraccia, infatti, ignora di proposito che è la comunità scientifica, non qualche celebre attivista ambientalista, ad aver messo in guardia il mondo dal pericolo del riscaldamento globale ormai diversi decenni fa e dimentica anche interi campi della ricerca scientifica, dall’ecologia alle scienze ambientali.
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Preferire nel 2021 come bersaglio polemico un’attivista che vorrebbe che si centrassero gli obiettivi dell’accordo di Parigi, e non le politiche pro-combustibili fossili o le politiche, ancora insufficienti, di molti governi, significa coltivare ancora quella visione che nel 2017 induceva ad affermare che la temperatura del pianeta stesse diminuendo.
Alla fine, è lo stesso approccio fideistico di chi non poteva riconoscere che l’attuale sistema socio economico stesse creando gravi alterazioni del clima terrestre a spingere oggi a proporre per la sua salvaguardia nient’altro che il ruolo salvifico del mercato, della concorrenza, che risolverebbe tutto come una bacchetta magica.