Incentivi auto, Legambiente: “No ad altri bonus dannosi”

Non è percorribile l’ipotesi, lanciata da Federauto-Alfia-Unrae, di “redere strutturali gli attuali ecobonus auto” fino a 135 grammi di emissioni di CO2. Il futuro per Legambiente passa “dall’incentivare soprattutto le flotte auto elettriche e il ricambio nell’usato e rottamazione per le famiglie. Possibile punti d’accordo con l’industria sulla necessità di nuove politiche industriali e una riforma fiscale coerente dell’auto”.
I risultati del 2020, primo terribile anno di pandemia, parlano chiaro. Il risultato degli incentivi al mercato auto, anche per quelle inquinanti (emissioni di CO2 superiori a 95 grammi CO2 a km), è infatti stato un aumento complessivo del parco circolante (+300 mila automobili) a fronte di un calo della popolazione (-300 mila cittadino e conduttori). Ancora più auto procapite (666 ogni mille abitanti), più delle patenti di guida abilitate a guidarle (36 milioni patenti B per 39 milioni di auto), ugualmente vecchie (11,5 anni, 56% da euro0 ad euro4), che usiamo sempre meno: in media 17.300 km all’anno nel 2000, 14.100 nel 2019 (-19%), meno di 12.000 nel 2020 (-20%), a causa anche delle restrizioni.

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Vediamo cosa stanno facendo altri grandi paesi europei per avere una mobilità più accessibile a tutti (meno costosa) e un parco auto meno vecchio e molto più elettrico (zero emissioni) del nostro.
Tre le differenze fondamentali con l’Italia da cui copiare:
Primo, non incentivano auto nuove, se non elettriche o plug-in (oltre 95 grammi CO2 al km) e non pretendono che siano soprattutto le famiglie a comprarsi auto nuove: là due terzi del mercato sono flotte (63% in Germania), noleggi e aziende, da noi solo un terzo (36%), ancor meno con il “km0”. Incentivano le flotte (aziendali e in sharing) …

Secondo: gli investimenti sono soprattutto orientati al trasporto pubblico rapido e di massa, treni pendolari, metropolitane e autobus elettrici, due o tre volte più che in Italia. Noi tassiamo i servizi di trasporto pubblico e condiviso, per esempio con l’Iva: ticket bus 10%, sharing mobility 22% (dalla bici all’auto). Per flotte aziendali, sharing e noleggio noi abbiamo meno incentivi e più tasse di tutta Europa. Nel Pnrr ci sono troppo pochi autobus elettrici.

Terzo: in Francia e in Germania lo stato ha imposto una politica industriale innovativa alla propria industria, disposta anche a finanziarla con il Next Generation Eu. Si costruisce l’economia circolare delle batterie elettriche e si propone l’innovazione digitale. Conseguenza? In Francia e Germania si vendono 4 volte più elettriche che da noi e Volkswagen investe in software quanto Apple…. La Francia prevede di usare i fondi europei per raggiungere i 100 mila punti di ricarica elettrica entro il 2023. Nel Pnrr italiano non c’è un programma dedicato all’innovazione industriale nell’automotive.